domenica 5 maggio 2013

Grillo, Recalcati e gli adolescenti


Lo psicoanalista lacaniano che va oggi di moda, sempre organico al potere, ha detto che Beppe Grillo rappresenta una versione puberale della leadership; sarebbe affetto, cioè, come gli adolescenti dalla sindrome del vittimismo e dal fantasma della purezza; un soggetto che attribuisce agli altri tutte le colpe e che si dimostra sprezzante del dialogo, della mediazione e anche delle istituzioni in cui queste mediazioni devono avvenire.


A onor del vero bisogna dire che la tendenza a definire adolescente, e quindi poco serio, poco maturo, ogni persona che presenta qualche elemento difforme dal conformismo dilagante è piuttosto diffusa anche fra noi psicoanalisti. Almeno fra quelli che, seduti sulla loro poltrona-ponte di comando, ritengono di poter usare le loro categorie per attribuire a destra e a manca patenti di normalità o di patologia, come se tutta l’umanità fosse sdraiata sul loro lettino. Eppure gli adolescenti e i giovani adulti, numerosi fra gli elettori del Movimento Cinque Stelle ma anche di altri partiti radicali come Sinistra Ecologia e Libertà, hanno sempre rappresentato nella storia un potente strumento di cambiamento della realtà. La loro spinta ad innovare, la loro curiosità, la loro diffidenza rispetto a tutte le forme di potere consolidato sono stati il motore della speranza, il lievito con cui costruire un mondo nuovo. Prima di mediare e contrattare per arrivare a una sintesi integrativa bisogna, infatti, organizzare il conflitto, esplorare con fatica e dolore i termini delle questioni che ci riguardano. Per incontrarsi fattivamente si deve, prima, definire la propria identità. Gli adolescenti, più che gli adulti, perseguono questo obiettivo con passione ostinata e hanno, dunque, molto da insegnarci.
Chi come noi della cooperativa lavora con gli adolescenti ne coglie i limiti, le rigidità, le angosce legate alla crescita ma anche le tante potenzialità ed è spesso ammirato dalla loro capacità di uscire dalle impasse con movimenti spontanei, vitali e creativi. Guardando all’adolescenza interna dell’adulto lo psicoanalista Novelletto scriveva: “E’ importante considerare quegli aspetti adolescenziali ‘normali’ che, sopravvivendo a una organizzazione caratteriale adultomorfa e stereotipa che sembra ormai fatale nella società odierna, possono arricchire e dinamizzare l’età media della vita e forse anche quella tarda. Penso ad esempio alla possibilità di entusiasmarsi (pur continuando a rispettare il principio di realtà), di idealizzare (ma in modo non troppo difensivo), di salvaguardare in se stessi una certa ingenuità (prima che si trasformi tutta in cinismo), di sentirsi disponibili all’azione (senza rifugiarsi in una pseudo saggezza contemplativa e astensionista), in una parola di far sopravvivere le illusioni, affinché la realtà materiale possa essere ancora animata dalla realtà psichica” (fine cit.). Quelli che parlano con disprezzo dell’adolescenza, evidentemente, hanno ormai perso il contatto con la propria e non possono più usarla per vivificare la relazione con loro stessi e con gli altri.

Emilio  Masina

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